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L’ex Molino Excelsior, a San Marco, è una significativa testimonianza di archeologia industriale. Mostra un interessante prospetto dei primi decenni del ‘900 con decorazioni di gusto liberty. Fondato nel 1904 da Vincenzo Gervasi e destinato alla macinazione del grano, l’opificio fu progettato dalla ditta italo-svizzera ‘Fratelli Buhler’, che fornì anche i macchinari in ghisa, larice e acciaio che sono ancora visibili all’interno. Gli ambienti, con copertura a capriate lignee e tegole, conservano anche alcuni attrezzi di lavoro. Espressione urbana della locale borghesia terriera, ancora funzionante negli anni ’60 del secolo scorso ed oggi di proprietà del Comune di Valderice, l’ex molino costituisce l’anello di congiunzione tr a passato, presente e futuro. Nella piazza antistante la chiesa di San Marco nel 1957 venne collocato il busto di Sebastiano Bonfiglio. Nato a San Marco nel 1879, contadino, autodidatta, socialista, uomo di grande spessore morale, sindaco di Erice nel 1920, auspicò il trasf erimento della sede comunale dalla vetta a San Marco; fu ucciso il 10 giugno del 1922 sulla strada che collega Erice a Valderice, vittima dei possidenti e dei mafiosi ericini che a alle sue idee si opponevano. La frazione di San Marco è il più antico tra i centri della valle. Secondo gli storiografi era già abitato prima della censurazione borbonica: ciò sarebbe confermato dall’esistenza della strada rotabile che già nel 1786 collegava la vetta Ericina proprio con l’agglomerato di case che era sorto attorno alla seicentesca chiesetta intitolata a San Marco. Alle ragioni che spinsero i contadini a popolare questa porzione del territorio ericino, e cioè la fertilità della terra e l’abbondanza di sorgenti d’ acqua, deve collegarsi la presenza a San Marco di uno dei tre antichi abbeveratoi che si trovano nel territorio di Valderice: l’ubicazione, sotto il livello della strada, risale al 1871; la costruzione si deve anche agli abitanti della borgata che (allora!) raccolsero 150 Lire. Un altro antico abbeveratoio è quello che si trova nei pressi dell’arco detto ‘del Cavaliere’. L’abbeveratoio di contrada Fico era un tempo tra i più copiosi del territorio e tra le poche fonti di approvvigionamento idrico collettivo. Oggi, non solo continua ad assolvere alla sua funzione ma altresì custodisce nelle pietre messe a nuovo della sua vetusta struttura tutta la perizia artigianale delle maestranze locali di un tempo.