[Original English]
Valderice è adagiata su una verde collina, circondata da lussureggianti giardini baciati dal mare che sfuma all’orizzonte il suo colore. Questo scenario naturale stimola sensazioni diverse, richiama alla memoria culture, usi e tradizioni, esalta lo spirito, appaga i sensi. Monte Erice (per secoli chiamato ‘San Giuliano’) sovrasta questa valle imponendole il diritto ad una storia comune di civiltà, di simbiosi di vita e costumi. Valderice si è formata attraverso un lento e spontaneo processo economico e sociale che, a partire dalla fine del ‘700, ha interessato tutto l’agro ericino. Le vicende storiche di San Marco (che per decenni fu il principale borgo dell’attuale Valderice) e di Paparella (che secondo la tradizione popolare deve il suo nome alle papere che sguazzavano nell’abbeveratoio di una fonte) sono legate alla censurazione decretata nel 1789 da re Ferdinando IV di Borbone ed attuata due anni dopo da Tommaso Natale. Parecchie migliaia di ettari di terre demaniali del Monte San Giuliano vennero concesse in enfiteusi ai contadini, inducendoli ad abbandonare la città per andare a vivere in campagna, sul luogo di lavoro. Attorno ai bagli, alle fonti e alle chiesette rurali, nell’800 e agli inizi del ‘900 iniziarono a sorgere quei nuclei abitativi (per lo più legati alle attività artigianali ed agricole) che, poi, avrebbero dato origine alle altre contrade: Ragosia, Misericordia, Sant’Andrea, Bonagia, Casalbianco, Crocci, Chiesanuova, Lenzi, Fico e Crocevie. Nel 1955 queste frazioni furono inglobate nel Comune autonomo di Paparella-San Marco, che tre anni dopo assunse la denominazione di Valderice, affermandone in tal modo la posizione geografica ai piedi del mitico monte e la comune matrice etnica e culturale.